Internet e la Legge – Capitolo 17

Capitolo 17
I libri digitali

24.1.L’era del libro digitale: un ritorno al passato.
Il 14 marzo 2000 un noto autore americano, Stephen King, ha diffuso in rete un proprio racconto, prima di porre in commercio la versione cartacea.
Nelle 24 ore seguenti, il racconto viene scaricato da 400.000 lettori virtuali da ogni parte del mondo. Un trionfo.
Molti hanno considerato il 14 marzo 2000 la ufficiale data di inizio di una nuova era. L’era del dopo-Gutenberg, quella in cui il libro digitale sostituirà il libro cartaceo, l’era in cui la disseminazione dell’informazione non dipenderà più da una molteplicità di intermediari, ma avverrà direttamente tra autore e lettore.
Sotto questo profilo, il libro digitale può rappresentare anche la chiusura di una parentesi, durata sei secoli, in cui la disseminazione dell’informazione è stata dominata dalla stampa: non un balzo in una nuova era, ma un ritorno al passato.
Prima della stampa infatti, nel mondo greco o romano, non vi era differenza tra lettori e autori.
Chiunque poteva divenire un autore in un modo assai semplice: scrivendo.
Non c’erano filtri, né intermediari che selezionavano i testi da stampare o le informazioni da erogare in base a criteri di profitto, o a valutazioni etico-religiose (queste ultime sopravvengono nel mondo occidentale medioevale, allorché la conservazione e la riproduzione dei manoscritti diviene un compito di ordini religiosi, i quali esercitavano anche un penetrante screening ideologico per scegliere le opere degne di riproduzione: ma ciò non ha impedito la copiatura e la conservazione delle opere di Petronio o di Marziale).
Tra lo scrittore qualsiasi e lo scrittore affermato (l’autore), nel mondo romano vi era una semplice differenza quantitativa, data dal numero di copie disponibili del manoscritto, e questa dipendeva, in ultima analisi, dalla richiesta dei consumatori di informazioni sotto forma di testi manoscritti .
Poi arriva la stampa, e si spezza la sostanziale coincidenza tra lettori e autori; si afferma una distribuzione dell’informazione selezionata in base a criteri di efficienza economica e commerciale e – in considerazione dell’estendersi del numero di lettori – in base a valutazioni di ordine pubblico e di carattere etico.
L’avvento della stampa ha quindi creato un sistema diseguale, nel quale un ruolo centrale con funzioni selettive è stato progressivamente accumulato da vari intermediari: corrispondentemente, gli autori sono stati isolati dalla generale platea dei lettori e dalla ampia categoria degli scrittori, e trasformati in una categoria composta da coloro i cui testi erano ritenuti idonei alla diffusione secondo valutazioni effettuate con diversi criteri da stampatori, editori, censori, critici, moralisti, organismi pubblici, e così via .
Gli editori pubblicano ciò che ritengono possa creare un profitto, sulla base di valutazioni di ciò che i lettori vorranno e (nei periodi e nei luoghi in cui vi sia una censura) potranno leggere.
Le informazioni inserite nelle opere stampata sono quindi distribuite sulla base di criteri di efficienza economica: ciò che conta è recuperare gli investimenti effettuati, e questa necessità determina il contenuto dell’opera e dell’informazione trasmessa.
Il risultato è che solo una minima parte di ciò che viene scritto viene reso disponibile al pubblico, ed una minima parte delle informazioni meritevoli di essere disseminate viene effettivamente distribuita.
La produzione di opere e di informazioni si adegua, a seconda dei tempi e dei luoghi, alle richieste e ai vincoli imposti dai vari intermediari: gli autori nel periodo della stampa sono quelli che producono informazioni che l’editore accetta (secondo sue valutazioni di ciò che il pubblico è disposto a comprare), e che il governo o le autorità religiose permettono di pubblicare.
I libri stampati disponibili sono quindi il risultato di uno stratificato processo di selezione.
L’avvento del libro digitale porterà alla scomparsa della selezione e degli intermediari che hanno svolto il ruolo di selettori, gli editori in primo luogo.
Qualsiasi autore, o meglio, qualsiasi scrittore, può pubblicare un libro digitale: è sufficiente realizzare l’opera – non in forma manoscritta come un tempo, ma in forma digitale – e diffonderla poi in Rete, rendendola disponibile a un pubblico vasto quanti sono gli utenti della Rete, e distribuito su scala mondiale. Se l’opera sarà letta o scaricata per essere conservata, dipenderà non dai processi selettivi introdotti dalla stampa, ma dal contenuto, e quindi, dal giudizio del mercato.
È realistica questa prospettiva, oppure va classificata tra le numerose utopie che si sono sviluppate con l’avvento del Cyberspazio?

24.2 La lunga marcia verso il libro digitale: gli ostacoli tecnologici.
Prima di dare una risposta all’interrogativo, soffermiamoci sul percorso necessario per giungere ad una diffusione del libro digitale. Un percorso non breve.
Gli ostacoli non sono costituiti dagli enormi costi necessari per convertire il patrimonio esistente in libri digitali , e non sono costituiti neppure dalla mancanza di modalità standard per realizzare la trasformazione del patrimonio librario cartaceo in patrimonio elettronico, anche se la situazione attuale – ci sono oltre 1000 modi di formattare un libro digitale, e alcune centinaia di tecnologie per leggere – è comparabile con quella delle prese elettriche: chi ha un rasoio elettrico comprato in Germania, non può usarlo in Italia o negli Stati Uniti.
Gli ostacoli più importanti sono due.
Il primo, di carattere tecnologico e connesso alla tecnologia per la lettura: alla gente non piace leggere sullo schermo di un lettore di testi digitalizzati.
Non va dimenticato, a questo proposito, che l’idea di un libro esclusivamente digitale è vecchia almeno quanto il PC. Nella prima fase, all’inizio degli anni Ottanta – prima dell’espansione della Rete – si pensava al CD-ROM come sostituto del libro cartaceo e come veicolo di lettura.
Tuttora sono inserite e commerciate in CD-ROM antologie più o meno approfondite delle letterature di varie paesi. È un prodotto indubbiamente utile, se non altro perché assorbe all’intero di un dischetto il contenuto di una libreria (con enorme risparmio di spazio e di costi). Ma ha un difetto: nessuno lo compra (ed è per questo che ora in tutta Europa viene allegato come offerta dei periodici), perché, appunto, nessuno ha voglia di leggere sul PC (anche se in parte almeno il crollo del mercato del CD-Rom letterario è stato anche provocato dallo sviluppo della Rete e dall’offerta di intere biblioteche gratuitamente in Rete ).
Gli strumenti portatili o palmari sinora in commercio per leggere libri – il primo, Rocket Ebook, prodotto da Nuvomedia nel 1998 ,seguito da SoftBook Reader e, più recentemente, da Microsoft PocketPC; in Francia è disponibile uno strumento equivalente, Cytale, esposto al Salone del libro di Parigi nell’aprile del 2000 – sono assai costosi non hanno avuto successo(ne sono stati venduti complessivamente 30-40.000).
Poi, leggere sullo schermo è sgradevole, fino a che la tecnologia non introdurrà una illuminazione analoga a quella offerta dalla luce sulla carta che per di più, rispetto al lettore digitale, è un materiale assai più comodo, flessibile, resistente.
Molti sono convinti che i portatili o palmari per lettura, così come sono attualmente non abbiano ragionevoli sviluppi di mercato nel prossimo futuro, e che il modello vincente per la diffusione del libro digitale non sia ancora stato prodotto .
Ma il momento potrebbe non essere lontano.
Sono in fase di studio avanzato anche dei veri e propri libri elettronici, composti da carta elettronica.
Si tratta di un foglio plastificato, flessibile come un foglio di carta. Al suo interno, milioni di microcapsule di un decimo di millimetro di spessore, schiacciate l’una insieme all’altra in una sorta di sandwich elettronico. All’interno delle microcapsule, migliaia di particelle bianche inserite in un liquido blu. A seconda della polarità del campo elettrico creato, le particelle si spostano, e si forma così o un punto bianco o un punto blu. Appaiono così, a seconda degli impulsi inviati, le lettere e le parole, tracciate con un inchiostro elettronico. L’insieme di queste pagine forma il libro elettronico del futuro, il “libro finale” secondo la definizione di Joseph Jacobson, oggi 34 anni, professore al MIT, inventore dell’inchiostro elettronico e fondatore di E-ink (acronimo per inchiostro elettroforetico).
Almeno quattro imprese, E-ink compreso, stanno lavorando su questi fogli e hanno già costruito prototipi. Secondo le previsioni, il libro elettronico dovrebbe essere pronto fra 5 anni.
Per risolvere i problemi di trasmissione via Internet direttamente al consumatore di questi libri, E-ink ha costituito nell’ottobre del 2000 una apposita società con il numero uno mondiale della tecnologia telefonica, Lucent Technologies. Ma anche IBM partecipa a questa gara è ha progettato un giornale elettronico, attualmente di 16 pagine, che può essere ricaricato via Internet o anche con onde radio.
Una tecnologia parzialmente diversa, il Gyricon, basata anch’essa su microcapsule inserite nell’interno di un foglio che si colorano diversamente a seconda degli impulsi elettromagnetici inviati, è stata messa a punto da Nicholas Sheridon ed è in corso di sviluppo da parte di Xerox, che nel 1999 si è consorziata con 3M, una multinazionale che opera nel settore chimico e dei prodotti adesivi: l’obiettivo è il lancio di Wand, un foglio di grandi dimensioni per annunci al pubblico, da affiggere nei supermercati, nei luoghi di incontro.

24.3. La lunga marcia verso il libro digitale: gli ostacoli economici.
Vi è poi un secondo problema, legato specificatamente a Internet: alla gente non piace pagare per i contenuti, siano essi testi, musica, fotografie o altro, che riceve attraverso Internet. E per questo che quotidiani e settimanali, dopo vari tentativi di offrire la propria versione online in abbonamento, si sono arresi e permettono l’accesso gratuitamente (salvo imporre, in taluni casi, un obbligo di registrazione e la richiesta di un compenso per l’utilizzazione degli archivi): il solo Wall Street Journal – sfruttando la specificità delle notizie offerte – si è mantenuto fedele alla politica dell’abbonamento. Ed è per questo che hanno avuto un successo così travolgente tutte le iniziative, quali Napster o Gnutella, che hanno offerto la possibilità di scaricare gratuitamente musica dal Cyberspazio (per lo più violando la normativa sul diritto d’autore).
Ma torniamo a Stephen King.
Quest’ultimo, sottovalutando il principio appena esposto, e sottovalutando quindi l’importanza del fatto che il primo racconto digitale era stato offerto online gratuitamente, ha ripetuto l’esperimento, questa volta offrendo un romanzo esclusivamente digitale, ma a pagamento.
Ha così posto in Rete un romanzo, The Plant, che aveva iniziato molti anni prima e che intendeva completare caricando capitolo dopo capitolo periodicamente in Internet . Il lettore avrebbe potuto scaricare ciascun capitolo, pagando ogni volta un modico compenso (un dollaro per i primi due capitoli, compensi analoghi per i capitoli successivi). King si era impegnato a completare il libro se almeno il 75% di coloro che scaricavano il capitolo offerto avesse versato l’importo richiesto. Era anche possibile effettuare automaticamente la transazione per gli utenti abituali di Amazon: con un solo click, potevano ottenere il nuovo capitolo e versare il compenso richiesto.
Alla fine di novembre, King, avendo constatato che erano decresciuti i lettori, ma soprattutto erano decresciuti i lettori paganti – solo il 45% dei lettori pagava il compenso – si è fermato (lasciando tra l’altro a bocca asciutta i consumatori adempienti).
In conclusione, i due problemi combinati – rifiuto dell’utente di utilizzare lo schermo per la lettura e di pagare contenuti diffusi su Internet – contribuiscono a produrre quello che gli economisti chiamano l’effetto “chicken and egg”, in altri termini: prima l’uovo o la gallina? I produttori di palmari non sono disposti a investire se prima non si rendono conto che la gente legge. I produttori di contenuto non sono disposti ad investire se prima non c’è il modo di leggere.
Il risultato è che pochi sono i libri digitali disponibili (anche se l’insuccesso di King non ha frenato l’entusiasmo di molti autori ), e pochi i palmari diffusi con possibilità di lettura dell’e-book .
In definitiva, il libro cartaceo gode infatti di ottima salute. Anzi, paradossalmente proprio il libro cartaceo è il prodotto più venduto con il commercio elettronico: secondo un’indagine di Nielsen Media Research, nel 1997 vi sono stati oltre 5 milioni di acquisti di libri mediante Internet.
Inoltre, secondo un rapporto Gallup, hanno visitato una biblioteca almeno una volta in un anno il 64% degli americani nel 1998, mentre erano il 51% venti anni prima. A fronte dell’aumentata domanda, nel solo 1997 sono state costruite o ristrutturate negli Stati Uniti 225 biblioteche pubbliche. E non bisogna pensare che questo aumento di domanda dipenda dal fatto che esse offrono accessi a Internet; dipende invece dai soliti, tradizionali motivi: richiedere un libro in prestito (81%), consultare il bibliotecario (65%), mentre solo il 17% dei frequentatori si propone di connettersi con Internet.
In conclusione, non bisogna essere troppo ottimisti sull’affermazione in tempi brevi del libro digitale: le nuove tecnologie per affermarsi non solo devono funzionare, ma devono anche essere una soluzione per un problema reale. Invece, i libri digitali al momento si presentano come una soluzione in cerca di un problema .

24.4 Le ragioni dell’ottimismo: qualche considerazione sulle guide turistiche.
Per gettare uno sguardo nel futuro del libro, e costruire una risposta all’interrogativo con il quale avevamo concluso il primo paragrafo, dobbiamo cercare di comprendere le ragioni per le quali, nonostante le difficoltà del percorso e le incertezze date dall’immaturità dei mezzi tecnologici a disposizione, gli editori dimostrano tanto ottimismo da lanciare faraonici piani di investimento per l’affermazione degli e-book, paradossalmente accelerando i tempi della conclusione dell’epoca che li ha posti come intermediari dominanti del mercato del libro stampato.
Infatti, nel maggio del 2000 una delle più grandi case editrici del mondo, Barnes & Nobles ha investito 20 milioni di dollari nello sviluppo di libri digitali .
Anche Time Warner Books, Random House, Simon and Schuster hanno già stabilito siti dove vendono opere online direttamente ai richiedenti, da leggere sullo schermo del PC o su palmari portatili.
In generale, Andersen Consulting prevede 2.4 miliardi di e-books nel 2004, mentre PricewaterhouseCoopers ritiene addirittura che in quell’anno gli e-books cominceranno ad avere un impatto significativo sul mercato editoriale in quanto copriranno il 26% di tutte le vendite editoriali, con una spesa per il consumatore finale di 5.4 miliardi di dollari .
Alla Fiera del libro di Francoforte dell’ottobre 2000, su 6791 espositori presenti, più di 2000 hanno presentato delle opere digitali. Secondo un sondaggio realizzato durante la Fiera di Akep (Arbeitskreis Elektronishes Publizieren), il 96,9 % degli intervistati ritiene che Internet assumerà un ruolo sempre più centrale nello sviluppo della casa editrice del prossimo futuro .
Molti, di fronte a scelte economiche apparentemente ingiustificate, hanno concluso ironicamente che il futuro del libro digitale sembra essere come un test di Rohrschach: ciascuno vi vede quello che vuole vedere.
Eppure, a partire dalle concrete possibilità offerte dal mercato, l’ottimismo degli editori non è fuori luogo e gli investimenti programmati sono tutt’altro che sconsiderati: sono il frutto di valutazioni assai approfondite che non tengono conto tanto della situazione attuale della tecnologia, sicuramente insufficiente, quanto delle poderose possibilità di sfruttamento della digitalizzazione dei testi.
Cominciamo ad esaminare la nicchia di mercato che più si presta all’uso del libro digitale: enciclopedie, guide, manuali, testi scolastici e universitari.
Pensiamo per esempio a una guida turistica.
Attualmente chi vuole prepararsi in modo accurato per trascorrere una vacanza di una settimana visitando alcune città italiane in Emilia è costretto ad acquistare vari e costosi volumi, dedicati l’uno alla storia e alla cultura, l’altro alla gastronomia, l’altro ancora alle località da visitare, e così via. Poi deve trascinarseli dietro per tutto il viaggio per consultarli e utilizzarli. Se invece desidera solo informazioni turistiche generali, dovrà probabilmente comprare una corposa guida d’Italia (analogamente, chi voglia avere indicazioni sull’epoca di potatura di una azalea difficilmente evita l’acquisto di un trattato completo di giardinaggio).
Solo poche pagine e poche delle informazioni acquistate vengono utilizzate, anche se il prezzo richiesto è stato commisurato all’intero pacchetto di informazioni che si è stati costretti a comprare.
Nel mondo del libro stampato si è affermata la regola che non si può acquistare ciò che serve o ciò che si vuole: si deve acquistare ciò che il venditore e l’autore vogliono vendere. È una regola ferrea, imposta da considerazioni di carattere economico, che il lettore ha dovuto subire.
Nel mondo del libro digitalizzato, questa regola scompare: il consumatore può selezionare solo le parti o i capitoli desiderati e può pagare ciò che effettivamente intende usare. Compra solo ciò che si utilizza.
Si diversifica l’informazione disponibile, e si permette all’acquirente di realizzare a costi irrisori un proprio volume personalizzato, selezionando le pagine volute o raccogliendo più capitoli sullo stesso argomento da libri diversi, in modo da avere un ventaglio di informazioni e quindi una guida più accurata e onnicomprensiva. Per tornare all’esempio dell’Italia, il nostro ipotetico turista potrà costruire un proprio volume dedicato esclusivamente alle città dell’Emilia, formato dall’assemblaggio di capitoli di vari libri, uno dedicato all’arte, l’altro alla gastronomia, l’altro ancora agli alberghi: un obiettivo che avrebbe richiesto l’acquisto di numerose guide cartacee.
Inoltre, potrà ricevere il testo desiderato direttamente a casa, o da chioschi e rivendite munite di strumenti per scaricare l’opera richiesta – quotidiano, rivista o libro – direttamente sul lettore portatile del cliente: si potrà andare ad acquistare un libro come oggi si va a rifornirsi di benzina.
I vantaggi per il consumatore sono evidenti.
Ma vi sono anche vantaggi per l’autore e per l’editore.
Questo diverso modo di costruzione e trasferimento del prodotto determinerà una consistente riduzione di costi: non si dovranno più stampare tante copie del libro quante si prevede di vendere o si vorrebbe vendere. Ciascun libro sarà prodotto in forma digitale (o eventualmente su carta) a richiesta.
Potranno così essere eliminate la maggior parte delle spese di intermediazione tra autore o editore e lettore ora esistenti: in primo luogo, le spese delle materie prime, la carta innanzitutto; poi le spese (deposito dei volumi, macero degli invenduti, inventari) che gravano sull’editore, il quale deve tenere conto anche del rischio di pubblicare libri che non sa se avranno successo; infine, i costi di distribuzione e magazzinaggio che da soli rappresentano più del 50% del prezzo finale del libro cartaceo.
Alla selezione dei prodotti determinata da regole economiche, si sostituisce una selezione determinata dalle capacità dell’editore di costruire cataloghi completi, attraenti, onnicomprensivi su determinate materie.
La riduzione dei costi opererà a tutto beneficio di coloro che stanno ai due capi del filo: titolari della proprietà intellettuale su un’opera da un lato, lettori dall’altro.
Ma non è tutto oro ciò che luccica.
Prima di tutto, accanto ad una riduzione dei costi vi è, meno appariscente, una loro diversa allocazione.
Infatti, l’accesso a testi digitalizzati, e più in generale all’informazione digitalizzata dipende dalla disponibilità dell’equipaggiamento tecnologico necessario: un PC o un lettore digitale, un modem, un telefono, software adatto a questo scopo, e adatto anche a riprodurre immagini se esse sono contenute nel testo, e così via.
Sono costi non indifferenti, che vengono trasferiti sull’utente finale (mentre prima erano costi di produzione e intermediazione dell’informazione stampata, distribuiti sul singolo prodotto acquistato): essi operano una netta selezione tra lettori di informazioni digitali e non. In un mondo a prevalente informazione digitali, chi non ha l’equipaggiamento tecnologico necessario è tagliato fuori. È agevole già ora individuare chi è predestinato all’esclusione: gli appartenenti alle fasce di reddito più modeste, che non sono in grado di affrontare la spesa per munirsi della tecnologia necessaria e, su scala globale, coloro che vivono in Paesi non sviluppati, ove Internet è scarsamente diffuso, anche per i costi delle infrastrutture (solo il 3% della popolazione africana ha accesso a Internet, per esempio).

24.5 Le nuove frontiere del diritto d’autore e della proprietà intellettuale nel nuovo mercato del libro digitale.
In realtà, i grandi investimenti che sono in corso per lo sviluppo e l’affermazione sul mercato del libro digitale trovano la loro reale giustificazione nella possibilità che questo strumento offre di realizzare nuove e ancora in parte inesplorate forme di profitto per l’editore, per l’autore e, in generale per la proprietà intellettuale.
Il diritto d’autore è sorto infatti con modalità e caratteristiche vincolate dalla realtà economica e produttiva in cui la creazione dell’autore si materializzava, fissata dalla tecnologia del supporto cartaceo. Questa realtà, come si è visto, imponeva di realizzare e di vendere un certo tipo di prodotto: il libro. Un racconto di venti pagine, per quanto entusiasmante, non può essere posto isolatamente in vendita, perché i costi di stampa e distribuzione lo rendono difficilmente commerciabile. Lo stesso vale per un romanzo di tremila pagine.
Se cambiamo la realtà cartacea e materiale nella quale il diritto d’autore si estrinseca, e lanciamo l’opera in Rete, il diritto d’autore non è più vincolato alle stesse caratteristiche e alle stesse modalità. Ciò che non si poteva fare con il supporto cartaceo – la vendita di un’opera frammentata in capitoli, o in pagine – diviene fattibile in Rete.
Ma il libro digitale e la cessione frammentata in Rete offrono un ulteriore, consistente vantaggio all’editore e all’autore, che si traduce in una corrispondente penalizzazione per la categoria dei consumatori.
Torniamo al nostro esempio.
Chi acquista una guida d’Italia cartacea per una visita di sette giorni alle città dell’Emilia ne usa poche pagine, ma ha a disposizione un piccolo patrimonio che può oculatamente gestire. Prima di tutto, può essere letta dall’acquirente un numero infinito di volte; può essere imprestato ad amici, che a loro volta possono leggerlo: si tratta di utilizzazioni compatibili con l’attuale assetto del diritto d’autore, e di un uso legittimo dell’opera della quale si sono acquistati i diritti . Può conservarla per il caso di una futura visita in altre località italiane, e magari scegliere le località da visitare utilizzando la guida come strumento di consultazione; può imprestarla o regalarla a parenti ed amici che si recano in Italia, partecipando a meccanismi di scambio in base ai quali potrà ricevere in prestito una guida per le prossime vacanze in Francia; può venderla sul mercato del libro usato e recuperare parte dell’investimento effettuato.
Sono tutte utilizzazioni compatibili, e usi legittimi dell’opera, anche, o forse sarebbe meglio dire solo, perché non vi sarebbe stato modo, nella realtà materiale e cartacea di concretizzazione del diritto d’autore, di impedire questo uso.
Le possibilità si riducono con il libro digitalizzato ritagliato appositamente per determinate esigenze: non è agevole trovare qualcuno che abbia esattamente le esigenze per le quali abbiamo creato il nostro volume.
Ma soprattutto, il libro digitalizzato può essere trasferito da chi ne detiene la proprietà intellettuale con particolari tecnologie che ne regolano l’uso: può essere graduato, a seconda del compenso contrattualmente convenuto, il numero di consultazioni ammesso, oppure il tempo per il quale il testo rimane disponibile per il lettore; può essere concessa o preclusa la possibilità di stampa del testo, e così via.
In altri termini, alla frammentazione del testo, consentita dalla tecnologia digitale, corrisponde una frammentazione, e una corrispondente valorizzazione economica, del diritto d’autore e della proprietà intellettuale: il diritto d’autore si trasforma da goffo e monolitico strumento ancorato alla riproduzione cartacea in un agile e duttile meccanismo per estrarre valore dalle molteplici possibilità d’uso dal contenuto di un’opera, personalizzandone la cessione per soddisfare le svariate esigenze degli utenti.
Proprio questa elasticità di uso e queste immense possibilità di sfruttamento hanno convinto molti editori tradizionali di libri su carta e molti nuovi editori virtuali di libri digitalizzati che vi sia un enorme mercato che attende di essere sviluppato e sfruttato e che l’investimento, ancorché elevato e rischioso, meriti di essere effettuato.
Ed è infatti in corso, ormai da tempo, una gara alla digitalizzazione di libri cartacei idonei alla scomposizione e alla vendita frammentata.
In primo piano figurano, oltre che le guide turistiche, i testi scolastici e universitari.
Molti editori che si occupano di questo settore hanno già predisposto database per permettere ai docenti di costruire dei libri di testo mediante assemblaggio e composizione di parti di libri del proprio catalogo.
McGraw-Hill ha creato un database chiamato Primis, che permette ai docenti di scegliere tra 180.000 pagine di libri, distribuiti su 20 discipline, per creare il proprio libro di testo personalizzato. Un’altra casa editrice, Taylor & Francis ha costituito con Versaware, società che si occupa specificatamente di tecnologia nel settore dell’editoria, una società che ha progettato un sistema per la realizzazione di libri digitali personalizzati. I libri possono essere consegnati via Rete direttamente agli studenti, sotto forma di files da stampare o da scaricare su palmari da lettura (le parti di testo più utilizzate costano naturalmente di più), a seconda delle richieste, del piano di studi, della preparazione di base del richiedente, e anche del risultato che si intende conseguire.
Proprio questa caratteristica della personalizzazione, che è contemporaneamente il cuore del valore aggiunto del libro digitale alla proprietà intellettuale e della possibilità del consumatore di ottenere esattamente ciò che desidera, reca però con sé un attentato ad un modo di uso dell’opera letteraria – dal quotidiano al romanzo al saggio – che era implicitamente ammesso nella realtà cartacea: il diritto di leggere restando anonimo.
Chi compra un giornale o un libro, non fornisce le proprie generalità. Certo, può essere riconosciuto dal venditore, specie se è un acquirente abituale. Ma è sufficiente far acquistare l’opera da altri, o acquistare in luoghi diversi da quelli abituali (una libreria in una stazione ferroviaria o in un aeroporto), per potersi garantire con una buona probabilità l’assoluto anonimato.
La possibilità di leggere in modo anonimo, da quando la stampa ha permesso una diffusione del libro e delle opere letterarie e da quando è decresciuto il controllo esercitato o esercitabile dall’autorità sui testi scritti, ha costituito un enorme valore per l’autonomia della persona e, più in generale per lo sviluppo della società occidentale . Ha garantito infatti il formarsi della libertà di opinione, il sorgere di idee non necessariamente conformi al volere del potere politico o religioso; ha garantito la circolazione di testi vietati o sgraditi al potere, contrastando l’omogeneizzazione dei comportamenti e delle culture e favorendo quella miscela di visioni del mondo diverse e spesso conflittuali che sono stati alla base della nostra convivenza sociale e della nostra democrazia.
Tutto ciò è destinato a scomparire in una ipotetica futura organizzazione del mercato culturale ove la trasmissione dei testi avviene esclusivamente a mezzo di contratti on-line, nei quali è necessario fornire i propri dati identificativi per ottenere il prodotto desiderato.